L’influenza militare di Jomini

L’influenza che ebbe Jomini nel XIX secolo fu impressionante. Anche al di là dell’Atlantico, venne considerato come il più accreditato interprete di Napoleone, ed il decano dei teorici militari. Dopo la guerra Franco-Prussiana, quando in Francia e in Gran Bretagna gli studiosi della guerra andavano a scoprire Clausewitz come arma segreta della Prussia, influenti pubblicisti tedeschi mantennero intatta la fede in Jomini e nelle sue teorie.
La lista di discepoli e di ammiratori di Jomini era assai lunga; la sua influenza fece un energico salto in avanti grazie all’opera di Mahan (ufficiale della marina statunitense), il quale decise coscientemente di fare per il potere marittimo ciò che il suo illustre esempio aveva fatto per la guerra di terra. L’uso dei principi per inquadrare la sua analisi ed il reiterato accento posto sulla necessità di mantenere il comando del mare attraverso un’azione navale offensiva e concentrata su specifici punti ne fanno la controparte marittima di Jomini, il quale, a differenza di Clausewitz, aveva dato una certa attenzione alla dimensione marittima della guerra.

Alla svolta del secolo, determinati aspetti -semplificare, ridurre, prescrivere- diventarono dominanti nel pensiero militare occidentale, si combinarono fra loro per santificare il modello napoleonico di vittorie decisive ottenute attraverso la capacità di concentrare le forze a disposizione in maniera rapida, con una mentalità estremamente offensiva. Le guerre difensive limitate, d’attrito, protratte nel tempo, vennero largamente condannate. L’approccio alternativo promosso da Clausewitz, più consapevole della complessità e della varietà del fenomeno bellico, più insistente sul carattere dinamico della violenza, meno interessato alla prescrizione, ricevette poca attenzione.

Jomini si era accreditato da sé come il più autorevole interprete della guerra di Napoleone. La critica nei suoi confronti deriva non dal fatto che abbia espresso concetti sbagliati, ma che abbia fornito una ricostruzione grottescamente semplice della guerra. Bisogna anche dire che dopo Waterloo poco e niente era successo per scuotere il paradigma della teoria jominiana, almeno sino al 1914. La Grande Guerra, difatti, distrusse molte cose, e nessuna più della teoria militare fino ad allora in vigore. La reputazione di Jomini conobbe così un brusco declino da cui non si sarebbe più risollevata: i moderni armamenti, la mobilitazione totale di società e delle loro economie verso un unico obiettivo, la guerra di logoramento, sono solo alcuni degli elementi che tolsero qualsiasi senso alla preoccupazioni espresse da Jomini per le linee di operazione e per i suoi piccoli diagrammi di manovre strategiche.

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